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CORONAVIRUS ed emergenza: Così non va!

Chiudere tutto, ripetono sistematicamente in coro le forze politiche, la cui maggior parte dei loro leader e rappresentanti istituzionali non ha mai lavorato in tutta la propria vita un sol giorno. Chiuse le scuole, gli esercizi commerciali non di prima necessità, i bar, i ristoranti e pure il Parlamento, che da oltre 15 giorni non svolge più attività alcuna attività. Ma non basta, urlano in un coro isterico, e così da lunedì 23 marzo chiuderanno anche le industrie, salvo quelle alimentari, e tutte le attività professionali.

Anche questa volta l'ennesima stretta è annunciata nel cuore della notte da parte del Presidente del Consiglio, che ha preso gusto ad annunciare provvedimenti che non esistono. Non sarebbe più saggio divulgare certezza, almeno per quanto attiene alle decisioni del governo, anziché effettuare generiche illustrazioni foriere di dubbi, in attesa di leggere i successivi provvedimenti che verranno adottati?

L'economia è in crisi, la democrazia è sospesa, le libertà sono compresse come durante le dittature. Già dirà qualcuno, giustificando il quadro sopra sintetizzato, siamo in piena emergenza sanitaria va tutelato ad ogni costo il bene primario della Salute.

Ma siamo sicuri che il predetto obiettivo, la salute, si tuteli così?

L'isolamento ci dicono serve a evitare il propagarsi del contagio e così tutti a casa. Ma se il contagio avviene per trasmissione diretta attraverso le microscopiche goccioline di saliva trasmesse durante il parlare ravvicinato, sarebbe sufficiente per arginare il contagio imporre, oltre alla notoria distanza di sicurezza, la mascherina a tutti al di fuori della propria abitazione. Unico settore produttivo penalizzato da una tale disposizione preventiva rimarrebbe soltanto quello della somministrazione di alimenti e bevande (bar e ristoranti); le altre attività economiche potrebbero continuamente svolgersi in tutta tranquillità e sicurezza, con grande beneficio tra l'altro per le strutture sanitarie sottoposte a un insostenibile pressione emergenziale.

Invece, ci viene detto esattamente l'opposto: non usate le mascherine sono inutili, servono solamente per chi è malato a non contagiare gli altri. Ma obietto io, non sapendo chi è malato, ossia positivo e dunque contagioso, usiamola tutti e preveniamo il diffondersi dell'epidemia.

Da un punto di vista logico e direi anche sanitario il ragionamento mi sembra di una semplicità elementare da essere quasi banale. Eppure sino ad ora nessuno l'ha teorizzato e sostenuto.

Tra i tanti dati forniti quotidianamente dalla Protezione Civile su nuovi contagiati, deceduti e guariti, manca il dato più importante, ossia la percentuale dei ricoverati in terapia intensiva deceduti e dimessi guariti.

In un'intervista televisiva dei giorni scorsi effettuata presso alcuni ospedali di una delle zone più colpite, la Lodigiana, è emerso il drammatico dato che dalla terapia intensiva nessuno ne è uscito vivo. Sicuramente è un dato di una singola realtà territoriale, e come tale va preso, ma comunque fa riflettere.

Non penso che questo sia un elemento meramente statistico e di secondaria importanza, anzi è essenziale per capire se gli sforzi effettuati dai medici e infermieri siano funzionali a salvare vite umane o siano semplicemente fine a se stessi.

E poi ancora l'ulteriore stretta di queste ore sulle attività economiche da chiudere, includendo - pare - tutte quelle professionali inclusi avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, è irresponsabile, in quanto abbandona a se stessi aziende e lavoratori, impedendo la gestione e l'istruttoria delle procedure necessarie a conseguire gli aiuti economici stanziati nel DL 18/ 2020. Tale determinazione priverebbe, inoltre, i lavoratori dipendenti degli stipendi di marzo, non essendo possibile da parte degli studi professionali, chiusi, elaborare le buste paga. Non solo ma come pensa il Governo di incassare contributi, ritenute, d’acconto, IVA, ecc. se vengono chiusi gli studi dei professionisti preposti al computo e liquidazione di tali tributi? In proposito, soluzione ragionevole e responsabile - già praticata autonomamente da molti - sarebbe l’obbligo per gli studi professionali non di chiudere, bensì di operare a porte chiuse, utilizzando per la comunicazione con i clienti gli strumenti informatici.

Disastrosa poi la gestione della scuola in questo momento di emergenza con un Ministro totalmente assente e incapace di individuare linee-guida cogenti per garantire la prosecuzione dei programmi, i quali sono lasciati alla buona volontà, che non sempre basta, di docenti e studenti.

E poi buon ultimo l'assurda limitazione alle attività motorie, quando è notorio che l'attività fisica non solo è salutare, ma rafforza pure il sistema immunitario mai come in questi tempi necessario.

L'epidemia è sicuramente una sciagura e una disgrazia epocale, ma la sua gestione alla fine rischierà di fare molti, ma molti più danni di quanti il contagio e la diffusione del virus COVID-19 ne possa fare!

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